Musica: Ludwig van Beethoven
- Adagio cantabile
- Allegro ma non troppo (do maggiore)
- Allegro assai
Organico: pianoforte
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica: Thérèse von Brunsvik
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica: Thérèse von Brunsvik



Nel 1809, l'anno
dell'assedio di Vienna e della resa ai francesi, Beethoven riconsiderò lo
spirito e la scrittura della sonata per pianoforte. Cinque anni sono passati
dalla Waldstein sonate e dall'Appassionata, con cui Beethoven aveva portato
all'incandescenza le possibilità orchestrali dello strumento; adesso le sonate
opere 78, 79 e 81, tutte del 1809, segnano un ritorno ad una dimensione fonica
affatto pianistica, un rinnovato interesse per le possibilità timbriche dello
strumento, ancor vergini sugli albori della Romantik. Questa affinità profetica
fra un'epoca musicale ed un timbro è specialmente evidente nella Sonata in fa
diesis maggiore. Nei due tempi che la compongono il pianismo percussivo, con i
suoi ritmi inesorabili e le sue armonie schematiche, è sostituito da un
gioco filigranato, condotto fra il piano ed il mezzoforte, sostenuto da
una condotta armonica modulante, concepita appositamente per le figurazioni
spezzate, con cui gli accordi sono disposti sulla tastiera. Il mondo di Schumann,
se non anche quello di Chopin, è alle porte; e il loro medium strumentale
è già individuato nelle sue essenziali componenti lessicali.

Una mossa preludiante. Adagio cantabile, conduce ad una tenera idea tematica. Essa è la sola vocalmente caratterizzata di questo primo tempo, mentre le altre figurazioni si presentano avvolte nelle filigrane pianistiche. Caratteristico del nuovo spirito anche l'assenza di contrapposizioni dialettiche, quelle che avevano dato la loro impronta al Beethoven titanico.

Anche l'Allegro vivace è costruito su una sola idea tematica definita, spaziata da ondeggianti figurazioni pianistiche. Questa idea potrebbe esser definita un esordio di Scherzo, che poi svapora in un flusso inarrestabile di duine, una figura ricorrente nel pianoforte di Schubert.E i due principi, quello tematico, e quello pianistico, si alternano a guisa di rondò nei ruoli del refrain e dei suoi couplets.
-BREVE
BIOGRAFIA

Nato a Bonn (Germania) il 17 dicembre 1770 Beethoven crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt'altro che propizio. Il padre è tacciato dagli storici di esser stato un maldestro cantante ubriacone, capace solo di sperperare i pochi guadagni in grado di racimolare, e di spremere fino all'ossessione le capacità musicali di Ludwig, nella speranza di ricavarne un altro Mozart: espedienti di basso sfruttamento commerciale fortunatamente poco riusciti.
Le sue opere, dapprima influenzate dai classici di sempre (Haydn, Mozart) ma già marchiate da soverchia personalità, poi sempre più audaci e innovative, scuotono il pigro andazzo della vita artistica, seminano il panico estetico, gettano chi ha orecchie e cuore per intendere, nei terribili abissi della coscienza.

Il tarlo auditivo lo colpisce già in giovane età, causando crisi al limitare del suicidio e intensificando il suo orgoglioso distacco dal mondo, frutto non di banale disprezzo ma dell'umiliazione di non poter godere in modo semplice della compagnia altrui. Solo le passeggiate in campagna gli danno un po' di pace ma col tempo, per comunicare con lui, gli amici dovranno rivolgergli le domande per iscritto, edificando per i posteri i celebri "quaderni di conversazione".
Il 26 marzo 1827 cede ai
mali che lo tormentano da tempo (gotta, reumatismi, cirrosi epatica), alza il
pugno al cielo, come vuole una famosa immagine romantica, e muore di idropisia.
Il suo funerale è fra i più colossali mai organizzati, l'intera città è
attonita.
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