Musica: Ludwig van Beethoven
- Adagio cantabile
- Allegro ma non troppo (do maggiore)
- Allegro assai
Organico: pianoforte
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica: Thérèse von Brunsvik
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica: Thérèse von Brunsvik
Beethoven si applicò alla ventiduesima Sonata del suo catalogo, l'op. 78, dopo una pausa di circa tre anni dalla precedente celebre Appassionata. Mai, in precedenza, era stato inattivo per tanto tempo sul fronte della Sonata per pianoforte, e questa inattività, confrontata con l'incessante attenzione in precedenza Appassionata, le nuove applicazioni in questo campo non potessero ripercorrere le vie del passato, ma dovessero muovere anzi in direzione inversa; dunque non grandi articolazioni e alte ambizioni concettuali, ma la scelta di dimensioni dimesse e la tendenza verso un pronunciato intimismo, caratteristiche che accomunano la Sonata op. 78 e quelle, diversissime, nate negli anni seguenti (op. 79, op. 81a, op. 90).
rivolta allo strumento a tastiera, testimonia del deciso orientamento verso la produzione con orchestra, nonché di una ormai acquisita confidenza verso tutte le risorse espressive dello strumento a tastiera e del genere della Sonata. All'editore Breitkopf und Härtel, che gli chiedeva nuove opere per pianoforte, rispose: "Non amo dedicare molto tempo alle Sonate per pianoforte solo, però gliene prometto qualcuna" (19 settembre 1809); l'op. 78 venne poi pubblicata nel novembre 1810 a Lipsia, appunto per i tipi di Breitkopf und Härtel.
Nelle Erinnerungen an Beethoven Carl Czerny, amico e confidente del maestro, riferisce una frase del compositore relativa all'op. 78: "Si parla sempre della Sonata in do diesis minore [op. 27 n. 2] ; ma io ho in verità scritto di meglio. La Sonata in fa diesis maggiore è qualcosa di diverso". Un giudizio che certamente non corrisponde a molti stereotipi legati al pianismo di Beethoven; l'op.78 si affida a un impianto in soli due agili movimenti, dalle sonorità "pianistiche" in senso tradizionale, senza che questo implichi ovvietà dei contenuti. I due movimenti sono fra loro estremamente dissimili nel carattere, ma conservano entrambi un gusto dell'eleganza, della rifinitura, della discrezione che assicura unità alla composizione.
Nel 1809, l'anno
dell'assedio di Vienna e della resa ai francesi, Beethoven riconsiderò lo
spirito e la scrittura della sonata per pianoforte. Cinque anni sono passati
dalla Waldstein sonate e dall'Appassionata, con cui Beethoven aveva portato
all'incandescenza le possibilità orchestrali dello strumento; adesso le sonate
opere 78, 79 e 81, tutte del 1809, segnano un ritorno ad una dimensione fonica
affatto pianistica, un rinnovato interesse per le possibilità timbriche dello
strumento, ancor vergini sugli albori della Romantik. Questa affinità profetica
fra un'epoca musicale ed un timbro è specialmente evidente nella Sonata in fa
diesis maggiore. Nei due tempi che la compongono il pianismo percussivo, con i
suoi ritmi inesorabili e le sue armonie schematiche, è sostituito da un
gioco filigranato, condotto fra il piano ed il mezzoforte, sostenuto da
una condotta armonica modulante, concepita appositamente per le figurazioni
spezzate, con cui gli accordi sono disposti sulla tastiera. Il mondo di Schumann,
se non anche quello di Chopin, è alle porte; e il loro medium strumentale
è già individuato nelle sue essenziali componenti lessicali.
Una mossa preludiante. Adagio cantabile, conduce ad una tenera idea tematica. Essa è la sola vocalmente caratterizzata di questo primo tempo, mentre le altre figurazioni si presentano avvolte nelle filigrane pianistiche. Caratteristico del nuovo spirito anche l'assenza di contrapposizioni dialettiche, quelle che avevano dato la loro impronta al Beethoven titanico.
Anche l'Allegro vivace è costruito su una sola idea tematica definita, spaziata da ondeggianti figurazioni pianistiche. Questa idea potrebbe esser definita un esordio di Scherzo, che poi svapora in un flusso inarrestabile di duine, una figura ricorrente nel pianoforte di Schubert.E i due principi, quello tematico, e quello pianistico, si alternano a guisa di rondò nei ruoli del refrain e dei suoi couplets.
-BREVE
BIOGRAFIA
Si tratta probabilmente del più grande compositore di
ogni tempo e luogo, un titano del pensiero musicale, i cui traguardi artistici
si sono rivelati di portata incalcolabile. E forse, in alcuni momenti della sua
opera, anche il termine "musica" appare riduttivo, là dove lo sforzo
di trasfigurazione compiuto dal genio appare trascendere l'umano sentire.
Nato a Bonn (Germania) il 17 dicembre 1770 Beethoven crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt'altro che propizio. Il padre è tacciato dagli storici di esser stato un maldestro cantante ubriacone, capace solo di sperperare i pochi guadagni in grado di racimolare, e di spremere fino all'ossessione le capacità musicali di Ludwig, nella speranza di ricavarne un altro Mozart: espedienti di basso sfruttamento commerciale fortunatamente poco riusciti.
Le sue opere, dapprima influenzate dai classici di sempre (Haydn, Mozart) ma già marchiate da soverchia personalità, poi sempre più audaci e innovative, scuotono il pigro andazzo della vita artistica, seminano il panico estetico, gettano chi ha orecchie e cuore per intendere, nei terribili abissi della coscienza.
Le ultime opere, scritte già in completa sordità
stanno a testimoniarlo, esoterici incunaboli per i compositori a venire.
Il tarlo auditivo lo colpisce già in giovane età, causando crisi al limitare del suicidio e intensificando il suo orgoglioso distacco dal mondo, frutto non di banale disprezzo ma dell'umiliazione di non poter godere in modo semplice della compagnia altrui. Solo le passeggiate in campagna gli danno un po' di pace ma col tempo, per comunicare con lui, gli amici dovranno rivolgergli le domande per iscritto, edificando per i posteri i celebri "quaderni di conversazione".
Il 26 marzo 1827 cede ai
mali che lo tormentano da tempo (gotta, reumatismi, cirrosi epatica), alza il
pugno al cielo, come vuole una famosa immagine romantica, e muore di idropisia.
Il suo funerale è fra i più colossali mai organizzati, l'intera città è
attonita.