giovedì 26 maggio 2016

Sonata op. 78 Beethoven



Sonata per pianoforte n. 24 in fa diesis 
maggiore, op. 78 "À Thérèse"



Musica: Ludwig van Beethoven

  1.   Adagio cantabile
  2.    Allegro ma non troppo (do maggiore)
  3.     Allegro assai

Organico: pianoforte
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica:  Thérèse von Brunsvik



Beethoven si applicò alla ventiduesima Sonata del suo catalogo, l'op. 78, dopo una pausa di circa tre anni dalla precedente celebre Appassionata. Mai, in precedenza, era stato inattivo per tanto tempo sul fronte della Sonata per pianoforte, e questa inattività, confrontata con l'incessante attenzione in precedenza Appassionata, le nuove applicazioni in questo campo non potessero ripercorrere le vie del passato, ma dovessero muovere anzi in direzione inversa; dunque non grandi articolazioni e alte ambizioni concettuali, ma la scelta di dimensioni dimesse e la tendenza verso un pronunciato intimismo, caratteristiche che accomunano la Sonata op. 78 e quelle, diversissime, nate negli anni seguenti (op. 79, op. 81a, op. 90).
rivolta allo strumento a tastiera, testimonia del deciso orientamento verso la produzione con orchestra, nonché di una ormai acquisita confidenza verso tutte le risorse espressive dello strumento a tastiera e del genere della Sonata. All'editore Breitkopf und Härtel, che gli chiedeva nuove opere per pianoforte, rispose: "Non amo dedicare molto tempo alle Sonate per pianoforte solo, però gliene prometto qualcuna" (19 settembre 1809); l'op. 78 venne poi pubblicata nel novembre 1810 a Lipsia, appunto per i tipi di Breitkopf und Härtel.




Nelle Erinnerungen an Beethoven Carl Czerny, amico e confidente del maestro, riferisce una frase del compositore relativa all'op. 78: "Si parla sempre della Sonata in do diesis minore [op. 27 n. 2] ; ma io ho in verità scritto di meglio. La Sonata in fa diesis maggiore è qualcosa di diverso". Un giudizio che certamente non corrisponde a molti stereotipi legati al pianismo di Beethoven; l'op.78 si affida a un impianto in soli due agili movimenti, dalle sonorità "pianistiche" in senso tradizionale, senza che questo implichi ovvietà dei contenuti. I due movimenti sono fra loro estremamente dissimili nel carattere, ma conservano entrambi un gusto dell'eleganza, della rifinitura, della discrezione che assicura unità alla composizione.


 Il tempo iniziale consta di una introduzione di appena quattro battute - una innodia accordale e ascendente in Adagio cantabile - e di un Allegro ma non troppo in forma sonata, aperto da una melodia intimistica, tersa, pura, dolcemente cantabile; nella sua varietà di atteggiamenti il movimento non si discosta da questa impostazione, neanche nel breve sviluppo, animato dal contrasto fra i ritmi principali. Questa tendenza al canto, che è stata considerata pre-schubertiana, viene contraddetta dall'Allegro vivace, un brioso Rondò che si avvale, come refrain, di una incisiva fanfara di "caccia", e che prosegue scorrevolmente sul veicolo di una agilità leggiadra e frammentaria, non priva di implicazioni umoristiche.

Nel 1809, l'anno dell'assedio di Vienna e della resa ai francesi, Beethoven riconsiderò lo spirito e la scrittura della sonata per pianoforte. Cinque anni sono passati dalla Waldstein sonate e dall'Appassionata, con cui Beethoven aveva portato all'incandescenza le possibilità orchestrali dello strumento; adesso le sonate opere 78, 79 e 81, tutte del 1809, segnano un ritorno ad una dimensione fonica affatto pianistica, un rinnovato interesse per le possibilità timbriche dello strumento, ancor vergini sugli albori della Romantik. Questa affinità profetica fra un'epoca musicale ed un timbro è specialmente evidente nella Sonata in fa diesis maggiore. Nei due tempi che la compongono il pianismo percussivo, con i suoi ritmi inesorabili e le sue armonie schematiche, è sostituito da un gioco filigranato, condotto fra il piano ed il mezzoforte, sostenuto da una condotta armonica modulante, concepita appositamente per le figurazioni spezzate, con cui gli accordi sono disposti sulla tastiera. Il mondo di Schumann, se non anche quello di Chopin, è alle porte; e il loro medium strumentale è già individuato nelle sue essenziali componenti lessicali.





Una mossa preludiante. Adagio cantabile, conduce ad una tenera idea tematica. Essa è la sola vocalmente caratterizzata di questo primo tempo, mentre le altre figurazioni si presentano avvolte nelle filigrane pianistiche. Caratteristico del nuovo spirito anche l'assenza di contrapposizioni dialettiche, quelle che avevano dato la loro impronta al Beethoven titanico.





Anche l'Allegro vivace è costruito su una sola idea tematica definita, spaziata da ondeggianti figurazioni pianistiche. Questa idea potrebbe esser definita un esordio di Scherzo, che poi svapora in un flusso inarrestabile di duine, una figura ricorrente nel pianoforte di Schubert.E i due principi, quello tematico, e quello pianistico, si alternano a guisa di rondò nei ruoli del refrain e dei suoi couplets.


-BREVE BIOGRAFIA

Si tratta probabilmente del più grande compositore di ogni tempo e luogo, un titano del pensiero musicale, i cui traguardi artistici si sono rivelati di portata incalcolabile. E forse, in alcuni momenti della sua opera, anche il termine "musica" appare riduttivo, là dove lo sforzo di trasfigurazione compiuto dal genio appare trascendere l'umano sentire.


Nato a Bonn (Germania) il 17 dicembre 1770 Beethoven crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt'altro che propizio. Il padre è tacciato dagli storici di esser stato un maldestro cantante ubriacone, capace solo di sperperare i pochi guadagni in grado di racimolare, e di spremere fino all'ossessione le capacità musicali di Ludwig, nella speranza di ricavarne un altro Mozart: espedienti di basso sfruttamento commerciale fortunatamente poco riusciti.



Le sue opere, dapprima influenzate dai classici di sempre (Haydn, Mozart) ma già marchiate da soverchia personalità, poi sempre più audaci e innovative, scuotono il pigro andazzo della vita artistica, seminano il panico estetico, gettano chi ha orecchie e cuore per intendere, nei terribili abissi della coscienza.
Le ultime opere, scritte già in completa sordità stanno a testimoniarlo, esoterici incunaboli per i compositori a venire.




Il tarlo auditivo lo colpisce già in giovane età, causando crisi al limitare del suicidio e intensificando il suo orgoglioso distacco dal mondo, frutto non di banale  disprezzo ma dell'umiliazione di non poter godere in modo semplice della compagnia altrui. Solo le passeggiate in campagna gli danno un po' di pace ma col tempo, per comunicare con lui, gli amici dovranno rivolgergli le domande per iscritto, edificando per i posteri i celebri "quaderni di conversazione".
Il 26 marzo 1827 cede ai mali che lo tormentano da tempo (gotta, reumatismi, cirrosi epatica), alza il pugno al cielo, come vuole una famosa immagine romantica, e muore di idropisia. Il suo funerale è fra i più colossali mai organizzati, l'intera città è attonita.























SONATA K494/533 di MOZART



Sonata n. 18 in fa maggiore per pianoforte, K 533

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart
      1.      Allegro (fa maggiore)
      2.      Andante (si bemolle maggiore)
      3.      Rondò. Andante (fa maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Vienna, 3 Gennaio 1788




                                  Il terzo tempo utilizza il Rondò K. 494




Le Sonate per pianoforte di Mozart sono state a lungo sottostimate: per fortuna, nel dopoguerra, solisti di spicco come Horszowski, Kraus, Kempff, Serkin, Brendel, de Larrocha, Perahia, Uchida, Schiff e la Pires le hanno rivalutate. Queste opere hanno risentito del confronto con le sonate di Beethoven, che erano raccolte e organizzate in serie, mentre Mozart fornì solo una catalogazione irregolare. Il fatto che anche uno studente di pianoforte possa affrontare la più semplice piuttosto presto, ha contribuito a non farle apprezzare come meritano. Arthur Schnabel, grande esperto della produzione mozartiana, ebbe a dire delle Sonate che sono troppo facili per i bambini e troppo difficili per gli adulti.


In realtà, l’intera serie di diciotto sonate, che si apre con sei di quelle composte nel 1775, cioè K279-84 e che si chiude con la vivace K576, del 1789, è tutta di alto livello: la nota K545, “per principianti”, è un capolavoro di abilità tecnica senza tempo. È però nel finale della K284 in re maggiore, un bellissimo tema con variazioni, che la parola “genio” si può applicare per la prima volta a Mozart. Le sonate più drammatiche sono la straziante K310 in la minore, scritta alla morte della madre, e la tetra K457 in do minore. Non è meno degna di attenzione la K570 in si bemolle maggiore, con il suo paradisiaco Adagio centrale.
Il 10 giugno 1786 Mozart inseriva nel suo catalogo personale "Un piccolo Rondò per pianoforte solo", in fa maggiore. Questo Rondò K. 494 era nato forse per far parte di un ciclo di tre Rondò destinati, in origine, a una pubblicazione congiunta - gli altri due erano il Rondò in re maggiore K. 485, e il Rondò in la minore K. 511, compreso nel presente concerto. Questo progetto doveva però essere modificato. Il 3 gennaio 1788 il catalogo del compositore si arricchiva di Un Allegro e Andante per pianoforte solo K. 533, movimenti concepiti per essere aggiunti al preesistente Rondò K. 494,e definire così una intera nuova Sonata, pubblicata poi nel corso dell'anno dall'editore Hoffmeister.


Il risultato è quello di uno spartito perfettamente organico, che aderisce in pieno al gusto intrattenitivo, facendo ricorso però a una scrittura sofisticata, che rivela insistentemente l'interesse del compositore verso le tecniche contrappuntistiche, assimilate con lo studio dei lavori di Bach e Händel compiuto negli anni viennesi. 



1° tempo sonata
Non a caso nel primo tempo, Allegro, il materiale tematico è estremamente sobrio; ciascuno dei due temi principali viene presentato dalla sola mano destra, e viene poi ripetuto in combinazioni polifoniche di vario tipo; un terzo tema che appare nella coda si impone nello sviluppo, dando luogo a ingegnose combinazioni con la prima idea


2° tempo sonata
Il centrale Andante, in forma-sonata, è un movimento di estrema concentrazione espressiva, ispirato a Carl Philipp Emanuel Bach nel suo stile sentimentale ma ricco di elementi inconfondibili dell'autore, come il cromatismo e la vastità del piano tonale; notevole è soprattutto il procedimento meticoloso con cui Mozart riesce a conferire al discorso una animazione progressiva, basata su una intensificazione della lunghezza delle frasi, della pienezza della scrittura e della ritmica.








3°  tempo sonata

Il finale non è solo "Un piccolo Rondò", come lo definì l'autore, ma un movimento di vasto impianto e di perfetto equilibrio; nell'aggiungerlo agli altri due tempi Mozart vi inserì una vasta cadenza prima della fine, avviata da progressive imitazioni che salgono dal basso agli acuti della tastiera, richiamando, con coerenza, l'assunto polifonico del tempo iniziale.



        


                                -BREVE BIOGRAFIA

Wolfgang Amadeus Mozart (nome di battesimo: Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart - Salisburgo 27 gennaio 1756 - Vienna 5 dicembre 1791) è stato un compositore austriaco che creò musica di incommensurabile bellezza.

Viene annoverato tra i geni della musica. Dotato di raro talento, manifestatosi precocemente, morì a neppure trentasei anni di età lasciando però pagine indimenticabili di musica classica, da camera e operistica.



Il padre Leopold, un uomo dal carattere austero, permeato di ideali illuministi, schivo e sprezzante, che all'epoca ricopriva l'incarico di maestro di cappella del principe arcivescovo di Salisburgo e celebre violinista compositore fu il suo primo maestro.



Dagli appunti del padre si viene a sapere che Wolfgang prima dei 4 anni era già in grado di utilizzare una raccolta di esercizi che egli stesso aveva preparato e che a Wolfgang occorreva solo mezz'ora per eseguirli perfettamente.




Fece progressi così straordinari che già a cinque anni componeva brevi pezzi, che poi suonava al padre perché questi li trascrivesse, a sei anni Mozart era già in grado di esibirsi al clavicembalo, al violino, all’organo, suonando brani a prima vista o improvvisando.