sabato 4 giugno 2016

F. CHOPIN Notturno Op.9 n.2


Notturno op.9 n°2 di FRYDERYK CHOPIN

Il Notturno op. 9 n. 2 è una composizione per pianoforte di Fryderyk Chopin composta fra il 1829 e il 1830.
Ascoltando questo brano subito si viene catapultati in un’ atmosfera unica, romantica, sognante.
Il morbido appoggio del basso, la melodia ispirata, la sua straordinaria efficacia espressiva e il libero vagheggiamento della mente: questi i segni distintivi del secondo notturno dell’ op. 9. L’ accompagnamento, sempre uguale, è affidato alla mano sinistra del pianista, mentre la mano destra esegue un tema raffinato e sognante.


Queste sfumature timbriche di estrema delicatezza sono tipiche dello stile personale e inconfondibile del musicista polacco. La composizione procede malinconicamente ripetendo il tema iniziale, sempre arricchito di nuovi elementi melodici, tipici della scrittura pianistica di Chopin. Ma ecco che all’ improvviso, verso la fine, la melodia diventa più aggressiva inserendo un breve episodio drammatico che, gradualmente, riporta l’ascoltatore verso la delicata malinconia dell’ inizio, per concludere sui morbidi accordi finali.
Un unico tema tessuto lentamente, la sua fine trama che si articola in due frasi: una prima tenera e intimistica, una seconda più aperta e discorsiva. La melodia di Chopin è concepita come un racconto e il brano si sviluppa attraverso piccoli e impercettibili cambiamenti del materiale tematico iniziale.


Per la realizzazione di queste opere, Chopin prende spunto da composizioni che si adattano facilmente alla sua indole, sognante e tipicamente romantica. In un primo momento quindi il modello di ispirazione proviene dalle opere dell’ irlandese John Field il quale sceglie il titolo Nocturne per brevi composizioni pianistiche di tono intimistico e di non elevata difficoltà tecnica. Ma Chopin compone per esprimere le sue più intime sensazioni e non per assecondare il pubblico.

Rispetto a quelli di Field, i Notturni di Chopin hanno (spesso, ma non sempre) la peculiarità di essere divisi in più sezioni tematiche contrastanti: troviamo accostate varie espressioni di stati d’animo (dolci, tenere, sognanti, ma anche violente) ed inoltre un uso più raffinato degli abbellimenti che ora si fondono totalmente con la melodia. Tema ricorrente sono lo spirito polacco e il Bel Canto italiano, legati indissolubilmente a tutte le opere del compositore.

Il Notturno op. 9 n. 2 in Mi b Maggiore, opera di carattere salottiero, si può annoverare fra i pezzi più conosciuti del repertorio pianistico; è stato molto apprezzato sia dalla critica che dagli amatori, nonché da Chopin stesso (questo pezzo subisce più che altri l’ influsso di Field, anzi sembra che Chopin si sia ispirato direttamente a lui).

Dal punto di vista compositivo questo notturno è particolarmente significativo poiché illustra alcuni dei maggiori tratti stilistici chopiniani come la “variazione ornamentale” e il “trattenuto chopiniano“.

  Chopin eseguiva spesso il Notturno op. 9 n. 2 con continui nuovi interventi sul tema e sugli abbellimenti che insegnava agli allievi. Non è quindi irrilevante il fatto che oggi possediamo di esso almeno quattordici varianti. La melodia, di stampo prettamente vocale, specie belliniano, riporta al gusto belcantistico italiano, tanto che Chopin ricordava ai propri discepoli di rifarsi nell’ interpretazione al modello della grande cantante lirica Giuditta Pasta e alla grande scuola di canto italiana. Alla sua allieva Vera de Kologrivov, poi signora Rubio, infatti, Chopin ricordava “Bisogna che voi cantiate se volete suonare”. Le fece prendere lezioni di canto e ascoltare molte opere italiane “Chopin le considerava assolutamente necessarie per un pianista”.




-BREVE BIOGRAFIA 

Frédéric Chopin è nato a Zelazowa Wola (Polonia) il 1 marzo 1810 di un padre francese e di una madre polacca. Comincia la sua istruzione musicale a sei anni, compone la sua prima œuvre a sette anni e fa la sua prima comparsa in pubblico ad otto anni. Il piccolo prodigio è presentato nei giornali di Varsavia e diventa rapidamente un'attrazione allora di ricezioni aristocratiche.

 A partire da 1826, segue studi di musiche alla scuola di musica di Varsavia diretta da Joseph Elsner che scriverà in una relazione "Chopin, Fryderyk, studente di 3° anno, talento eccezionale, ingegneria musicale." In 1830, Chopin lascia la Polonia per installarsi a Vienna, quindi l'anno seguente a Parigi. Questa partenza della Polonia ha dato un nuovo slancio al suo talento di compositore e delle opere come Scherzo N°1 o i dodici studi dello opus 10. La vita parigina gli conviene perfettamente e vive corsi che dà ad allievi dell'aristocrazia polacca e francese.
 
Diventa l'amico di Franz Liszt, Berlioz o EugèneDelacroix e, sul piano innamorato, dopo una grande delusione incontrato presso Maria Wodzinski, diventa il amant di George Sand che gli porterà un amore straordinario e delle cure chaleureux e materne. L'inverno 1838/39 che la coppia passa sull'isola di Maiorca rende Chopin seriamente malato che mostrare segni di una tubercolosi che non lo lascerà più. Al loro ritorno in Francia la coppia emménage al manoir di George Sand a Nohant. 

Durante questo periodo, Chopin épanouit completamente nella sua arte e compone tutte le più belle opere del suo repertorio. Più in più di malato, Chopin decide di lasciare George Sand in 1847, ma questa decisione gli rompe il cuore ed a datare di questa separazione a alla sua morte due anni più tardi, il 17 ottobre 1849, lo illustra compositore scriverà soltanto alcune miniature. 
Sepolto al cimitero Père-Lachaise a Parigi, il suo cuore, ritirato dal suo corpo dopo la sua morte, fu messo in uno scrutinio ed installato su un pilastro nella chiesa Santa-Croix a Krakowskie Przedmiescie. Qualsiasi l"oeuvre di Chopin è scritta per, o intorno, del piano e permette ancora aujourd'oggi a giovani pianiste di fare la loro gamma su composizioni straordinario.


SPARTITO NOTTURNI DI CHOPIN











Ballata op.47 di Chopin

Ballata n. 3 in la bemolle maggiore per pianoforte, op. 47


Musica: Fryderyk Chopin
     
          Allegretto

Organico: pianoforte
Composizione: 1840 - 1841
Prima esecuzione: Parigi, Sala Pleyel, 21 febbraio 1842
Edizione: Schlesinger, Parigi, 1842
Dedica: Pauline de Noailles


La Ballata op. 47, composta nel 1840-41, è un lavoro rivoluzionario in un modo tutto particolare, anche se sfrutta con estrema leggerezza e fantasia le ricerche formali delle precedenti Ballate. Non si può parlare di una vera e propria "forma della ballata" creata da Chopin, ma le quattro Ballate hanno in comune due elementi essenziali: 1) il bitematismo, 2) il metro binario composto (sei quarti nella Ballata n. 1, sei ottavi nelle altre). 

Il bitematismo definisce la drammaticità delle quattro composizioni, il metro binario composto, un po' cantilenante (è quello della pastorale, della barcarola, della ninna nanna), conferisce al discorso un tono di racconto epico, di canzone di gesta. 


Nella Ballata op. 47, fluidissima, formalmente aerea, Chopin compie un mirabile lavoro di intarsio tematico perché dopo il primo tema principale e dopo il primo tema secondario, modulante da la bemolle maggiore a do maggiore, riprende il primo tema in la bemolle maggiore. Il secondo tema viene esposto in do maggiore (la tonalità "giusta" sarebbe stata mi bemolle maggiore), sviluppato e ripreso; segue il secondo tema secondario, che viene sviluppato e ripreso, in modo tale che non si avverte più la netta scansione formale tra l'esposizione e lo sviluppo.

 Allo stesso modo non si avverte la scansione formale fra sviluppo e riesposizione. Ormai sappiamo che Chopin preferisce iniziare la riesposizione dal secondo tema principale. E infatti il secondo tema principale riemerge, in la bemolle maggiore, ma è seguito da un nuovo sviluppo, al culmine del quale compare, luminosissimo, trionfale, il primo tema principale. 

La Ballata si conclude con il secondo tema secondario.
Negli anni Venti e Trenta del XIX secolo, il repertorio del pianista virtuoso era abbondante di composizioni, tipiche del gusto Biedermeier, brevi e di grande effetto, fra le quali non mancavano certo delle pagine rapsodiche che, in qualche modo, potevano prefigurare quella che sarebbe divenuta la tipologia della ballata strumentale romantica. Tuttavia, prima che Chopin si accingesse, nel 1831, alla stesura della Prima Ballata, il genere che portava questo nome aveva trovato espressione, in ambito musicale, solamente in composizioni liederistiche, o all'interno di opere liriche; in sostanza in pagine che prevedevano l'impiego della voce umana e dunque di un testo poetico; Chopin fu dunque il primo ad attribuire il nome di "ballata" a un brano puramente strumentale. Ciò nonostante si pone ugualmente, per le quattro ballate del compositore polacco, il problema del rapporto con una fonte letteraria.

Già Schumann nel 1841 - nel periodo più intenso della sua attività di critico - affermava di aver appreso dallo stesso Chopin che questi «era stato ispirato per le sue ballate da alcune poesie di Adam Mickiewicz», il sommo poeta romantico polacco; da qui ebbe origine quella tradizione critica, viva ancora nel nostro secolo, che si sforzò di stabilire una correlazione fra alcune delle Ballate e Romanze di Mickiewicz (pubblicate nel 1822) e le ballate di Chopin, attribuendo perfino i titoli di alcune delle opere poetiche alle composizioni musicali. 


Certo Chopin avrebbe rifiutato questi titoli (come fece in altre occasioni), ma è indiscutibile che egli fosse affascinato dal carattere nazionalistico e insieme epico delle opere del poeta polacco. Il problema centrale della ballata pianistica, dunque, deve essere stato quello di attribuire un carattere narrativo a composizioni prive di un referente testuale, problema risolto da Chopin principalmente sul piano della forma. Le quattro ballate, infatti, hanno in comune, oltre all'adozione del metro fluido di 6/8 o 6/4, il contrasto fra due principali idee tematiche; esse si riallacciano così alla dialettica propria della forma-sonata dell'età classica; ma essendo prive quasi completamente di sviluppi tematici di tipo beethoveniano - reinterpretano l'opposizione bitematica in modo libero, assolutamente originale e specifico per ciascuna ballata.


Nelle ultime due ballate l'interesse di Chopin per le contrapposizioni formali sembra affievolito. Così la Ballata, op. 47 - scritta nel 1841 - smussa i contrasti dei precedenti spartiti, presentando due temi affini e derivanti l'uno dall'altro, ed elaborandoli con maggiore libertà e fantasia; dunque l'ambientazione espressiva del brano è piuttosto omogenea, evitando i toni drammatici e mantenendosi piuttosto su tinte intimistiche, che procedono verso una luminosa lievitazione interna.



La Ballata op. 47 fu abbozzata già nell'autunno 1840 e completata nella sua versione definitiva solo un anno dopo; pubblicata nel novembre 1841, fu eseguita la prima volta dall'autore il 21 febbraio 1842 alla Salle Pleyel. Rispetto all'op. 38 questa terza Ballata si avvale di uno schema costruttivo già più complesso, rinunciando a ogni diversificazione agogica dei due elementi tematici principali: tutta l'evoluzione psicologico-espressiva del materiale tematico si svolge all'interno della stessa indicazione iniziale (Andantino) secondo una concezione solidamente unitaria che ha il suo epilogo nell'ultima ripresa del secondo tema, tesa e drammatica, e del primo tema, che si espande in una nobile e appassionata perorazione.


                       

   -BREVE BIOGRAFIA

Frédéric François Chopin (Fryderyk Franciszek Chopin), compositore e pianista, nasce a Zelazowa-Wola (Varsavia) da padre francese e da madre polacca, il 22 febraio 1810.
All'età di 6 anni iniziò gli studi musicali dal boemo Zivny e dopo tre anni era già in grado di esibirsi come 
pianista in una serata di beneficenza.


Già noto e ammirato nei migliori ambienti di Varsavia, Chopin fu affidato, per il suo perfezionamento nella composizione, ad Elsener, direttore del Conservatorio di Varsavia.
Quando i russi occuparono la Polonia, Parigi divenne la residenza di Chopin il quale fin dai primi tempi, protetto dal principe Radzwill, vi ottiene quella piena comprensione che fuori dalla patria non aveva ancora trovato.

Chopin si riavvicina alla famiglia Wodzinski che l'aveva accolto adolescente quale maestro della piccola Maria e da questa frequentazione nasce l'amore tra i due giovani, ostacolato però dal padre che rompe il rapporto d'amicizia con Frédéric-François Chopin: questo duro colpo aggrava di più la fragile salute del musicista.


Nel 1838 conosce George Sand, più grande di lui di sei anni e si getta nelle braccia dell' "amore compiuto" (parole di George Sand), ma ben presto il rapporto diviene nervoso e caotico. 
Nel 1839 Frédéric-François Chopin e George Sand tornano in Francia per l'aggravarsi della tubercolosi di cui lui era affetto.


Durante i sette anni del periodo vissuto con la scrittrice, Frédéric-François Chopin scrive le più belle Mazurche ed i più appassionati Notturni, ma l'incompatibilità dei due caratteri emerse quando Frédéric Chopin prese posizione sul matrimonio fallito di Solange, la figlia di George.
Dopo essersi lasciato con George Sand, nel 1845, Chopin cade in una terribile depressione e la sua vena di compositore sembrò esaurita.
Durante l'ultimo periodo della sua vita, Chopin fu assistito da una sua allieva scozzese, Jane Stirling, che insieme alla sorella Mrs. Erskine, convinse Chopin a trasferirsi in Inghilterra. 
Ma il rigido clima inglese e la vita mondana in cui le sue giovani compagne scozzesi lo trascinano, fanno peggiorare la salute del compositore.

Rientrato a Parigi, muore il 17 ottobre del 1849, circondato dagli intimi e viene sepolto a Parigi nel cimitero di Père Lachaise.

                  
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giovedì 2 giugno 2016

Rondò Capriccioso op. 14 di F.Mendelssohn


Rondò capriccioso in mi minore per pianoforte, op. 14 (MWV U67)


Musica:Felix Mendelssohn-Bartholdy


  • Andante (mi maggiore)
  • Presto (mi minore)


Organico:pianoforte
Edizione: Mechetti, Vienna, 1827


Fino a qualche tempo fa si riteneva che il Rondò capriccioso fosse stato composto da Mendelssohn a quindici anni, nel 1824, mentre più recentemente si tende a datarlo (le fonti non sono concordi) fra il 1826 e il 1828. In ogni caso, quando Mendelssohn lo compose era ancora un ragazzo, forse era appena uscito dall'adolescenza; ma non era affatto un compositore alle prime armi, visto che aveva già ultimato da tempo, tra le altre cose, le dodici Sinfonie per archi e la Prima Sinfonia op. 11, e una delle sue opere più perfette e affascinanti, l'Ouverture per il Sogno d'una notte di mezza estate di Shakespeare.
Pagina delicata ed elegante, di gusto un po' salottiero e Biedermeier, per moltissimi anni il Rondò capriccioso è stato uno dei pochissimi brani di Mendelssohn, insieme a un piccolo numero di Romanze senza parole, ad essere eseguito in concerto; e, soprattutto, è stato suonato migliaia di volte, con alterne fortune, da un'infinità di signorine di buona famiglia di ogni parte del mondo. Tutto questo col tempo si è ritorto contro la fortuna del Rondò capriccioso(e dello stesso Mendelssohn), che a poco a poco è quasi scomparso dalle sale da concerto: basti pensare che a Santa Cecilia non lo si ascolta da più di vent'anni.


Il brano si articola in due sezioni: un breve Andante introduttivo in mi maggiore (26 battute) non privo di reminiscenze weberiane che sfocia in uno sfavillante ed aereo Presto in mi minore in 6/8 ("leggiero") - che sembra evocare a tratti una vivace e spensierata danza di elfì - da cui emerge di tanto in tanto un canto sereno e pieno di calore. 


Il Rondò capriccioso richiede all'interprete un tocco netto e delicato ma incisivo e brillante e una tecnica molto curata (staccato, arpeggi, terze, ottave spezzate). L'effetto generale è quello di certe pagine fatate dell'Ouverture per il Sogno d'una notte di mezza estate, scritta più o meno nello stesso periodo nella medesima tonalità.




               

                 -BREVE BIOGRAFIA 

Il musicista nasce ad Amburgo il 3 febbraio 1809 da una famiglia di agiate condizioni finanziarie e di elevata estrazione: far parte della famiglia dei Mendelssohn equivale a crescere e svilupparsi in un ambiente di alta cultura umanistica e musicale, quale si trovava in Germania tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento.
L'agiatezza della famiglia - consolidata da attività finanziarie fortunate - era un tranquillo e robusto veicolo per ogni attività intellettuale e artistica, praticata come nobile corredo di ciascuno. La madre, Lea (detta Lilla), è una Salomon, famiglia ebraica come i Mendelssohn, nipote del grande banchiere israelita Daniel Itzig. Negli Stati tedeschi non sono state ancora promulgate le leggi che emancipano gli Ebrei: a questi è vietato frequentare le scuole pubbliche. Per Felix, come per le sorelle Fanny e Rebekka e per il fratello Paul, ci sono ottimi precettori adatti ai figli di Lea, che leggeva i poemi omerici in greco. Felix, ben istruito dal professor Heyse, che tratta la filologia classica con vivacità, si diverte a scrivere un poemetto satirico in greco sulle baruffe dei ragazzi.
Mendelssohn, fin dalla giovane età, viene quindi educato alla cultura umanistica, circondato dalla musica e dalle arti più raffinate; vive sempre in un ambiente sereno e scevro da gravi preoccupazioni. Lavora sodo applicandosi alle materie predilette: ogni mattina alle cinque si alza e inizia la sua laboriosa giornata dedicata allo studio del pianoforte, del violino, del disegno e delle lingue straniere. A dodici anni ha al suo attivo varie graziose composizioni scritte nelle forme più diverse.

In seguito i Mendelssohn si trasferiscono a Berlino, loro città d'origine. Dopo i primi insegnanti: Berger, allievo di Clementi, per il pianoforte e Henning e Rietz per violino e viola, Felix ha per maestro KarlFriedrich Zelter, solido anche se limitato musicista che gli fa conoscere e studiare il Clavicembalo ben temperato di Bach.



Zelter è il consulente musicale di Wolfgang Goethe; quando Felix dodicenne dimostra largamente le sue doti eccezionali di precoce musicista, Zelter lo conduce a Weimar e lo fa incontrare con Goethe, allora settantaduenne, uno dei massimi scrittori europei dell'epoca e di tutti i tempi. Lo scrittore e il ragazzo stringono vincoli di sincera amicizia. In quel periodo la figura di Goethe campeggia con la sua esemplare universalità di esperienze e di opere, che vanno dalla poesia alla scienza, nella sintesi di una visione nata dalle fiamme della "Sturm und Drang" e divenuta classicamente olimpica; in quella cultura si uniscono la riscoperta di Shakespeare e quella dei classici greci, la ricerca dei filosofi dopo Kant, i germogli del nascente Romanticismo; la musica si era fatta più libera e più eloquente con il messaggio di Beethoven.
Ben presto le straordinarie doti di compositore di Felix Mendelssohn si rivelano, quasi a compensare qualche momento difficile per la famiglia dovuto anche all'antisemitismo diffuso negli anni intorno al 1819. In quel periodo i Mendelssohn adottano il secondo cognome Bartholdy da un parente battezzato; vengono battezzati essi stessi divenendo cristiani protestanti.
Intanto tra il 1821 ed il 1823 Felix Mendelssohn compone dodici Sinfonie per archi (l'undicesima anche con strumenti a percussione), Concerti per violino ed archi, per due pianoforti, per pianoforte e violino. Davanti a questo talento il padre rinuncia a farne un uomo d'affari, tanto più dopo che Luigi Cherubini, allora direttore del Conservatorio di Parigi e autorità musicale di fama europea, aveva dato al ragazzo un giudizio positivo.
Nel 1825, a soli sedici anni, Mendelssohn compone l'"Ottetto per doppio quartetto d'archi", autentico capolavoro divenuto celebre e l'anno successivo l'"Ouverture per il Sogno di una notte di mezza estate", altro capolavoro, che comprende la celeberrima "Marcia nuziale"; sedici anni dopo l'avrebbe collocata intatta in testa alle musiche di scena per l'omonima commedia shakesperiana.
La carriera di Felix Mendelssohn prosegue fulminea e versatile, con giovanile freschezza e ammirevole sapienza e con un attivismo tipico dell'educazione israelitico-puritana. Con la sua musica non solo raggiunge presto rinomanza mondiale in qualità di compositore, ma riusce anche a realizzare pienamente quella che era la sua più grande ambizione: richiamare l'attenzione dell'ambiente musicale, allora piuttosto negligente, sulle opere, da troppo tempo cadute nell'oblio, di uno dei massimi maestri della composizione musicale: Johann Sebastian Bach.

Nel 1829, con l'attore Eduard Devrient, Mendelssohn organizza la riscoperta della "Passione secondo San Matteo" di Bach e la dirige in versione ridotta e ritoccata nella strumentazione, ma meglio adatta a essere assimilata dal gusto di allora; l'esito sarà trionfale e darà il via alla graduale rinascita Bachiana.



Viaggi all'estero per istruzione e tournèes musicali portano poi il compositore in Inghilterra, Scozia (le isole Ebridi gli ispirarono l'ouverture: La grotta di Fingal), Italia (la Sinfonia n. 4 italiana) e Parigi.
L'orchestra sinfonica del Gewandhaus di Lipsia lo nomina direttore; eseguendo Mozart, Haydn, Weber,Beethoven, Schubert ed altri grandi, Mendelssohn si colloca tra i primi illustri nomi della direzione d'orchestra moderna con Habeneck, Berlioz e Wagner. Con Mendelssohn la città eleva il livello della diffusione musicale: è lui a fondare il Conservatorio di Lipsia nel 1843.
Il musicista è amico di Schumann e di Liszt, mentre i rapporti con Wagner intrecciano cordialità, stima e rivalità.
Alle Sinfonie si aggiunge poi un altro capolavoro, ancora oggi amatissimo, il "Concerto per violino e orchestra in mi minore".
La musica di Mendelssohn si impone come un esempio di grande nitidezza, dove l'afflato romantico trova un equilibrio d'invidiabile classicità, pur in forme talvolta originali, come nelle sei "Sonate per organo". Grandiose linee hanno gli oratori "Paulus ed Helias" e gli otto volumi di "Lieder ohne Worte" (Romanze senza parole), che inanellarono brevi, preziose pagine.
Tanta felicità di vita sembrava connaturata allo splendido connubio di cultura e creatività, in perfetta coerenza con l'estetica della personalità romantica, senza che però venisse invaso il campo della concezione musicale. Mendelssohn non è favorevole alla musica "a programma", cara a Berlioz e a Liszt; la sua voleva essere - asseriva lui stesso - una musica "musicale".
Ma un male nella famiglia Mendelssohn appariva ereditario: l'ictus cerebrale che stronca l'amatissima sorella Fanny nel 1847. Il dolore colpisce duramente Felix e, appena cinque mesi dopo, il 4 novembre 1847, lo stesso male colpisce anche lui.

Le cause della prematura scomparsa di Felix Mendelssohn Bartholdy vanno ricercate anche all'inevitabile stress a cui sottopose il suo fisico per le molteplici attività artistiche, amministrative e pedagogiche che consumarono anzitempo il già debole organismo del musicista. Morendo Mendelssohn lasciò al mondo in preziosa eredità un gran numero di lavori di elegantissima e levigata fattura; musica che rispecchia ed esprime a meraviglia il carattere affabile e la sensibilità raffinata del suo felice autore.
SPARTITO RONDO' CAPRICCIOSO OP.14













giovedì 26 maggio 2016

Sonata op. 78 Beethoven



Sonata per pianoforte n. 24 in fa diesis 
maggiore, op. 78 "À Thérèse"



Musica: Ludwig van Beethoven

  1.   Adagio cantabile
  2.    Allegro ma non troppo (do maggiore)
  3.     Allegro assai

Organico: pianoforte
Composizione: 1809
Edizione: Clementi, Londra 1810
Dedica:  Thérèse von Brunsvik



Beethoven si applicò alla ventiduesima Sonata del suo catalogo, l'op. 78, dopo una pausa di circa tre anni dalla precedente celebre Appassionata. Mai, in precedenza, era stato inattivo per tanto tempo sul fronte della Sonata per pianoforte, e questa inattività, confrontata con l'incessante attenzione in precedenza Appassionata, le nuove applicazioni in questo campo non potessero ripercorrere le vie del passato, ma dovessero muovere anzi in direzione inversa; dunque non grandi articolazioni e alte ambizioni concettuali, ma la scelta di dimensioni dimesse e la tendenza verso un pronunciato intimismo, caratteristiche che accomunano la Sonata op. 78 e quelle, diversissime, nate negli anni seguenti (op. 79, op. 81a, op. 90).
rivolta allo strumento a tastiera, testimonia del deciso orientamento verso la produzione con orchestra, nonché di una ormai acquisita confidenza verso tutte le risorse espressive dello strumento a tastiera e del genere della Sonata. All'editore Breitkopf und Härtel, che gli chiedeva nuove opere per pianoforte, rispose: "Non amo dedicare molto tempo alle Sonate per pianoforte solo, però gliene prometto qualcuna" (19 settembre 1809); l'op. 78 venne poi pubblicata nel novembre 1810 a Lipsia, appunto per i tipi di Breitkopf und Härtel.




Nelle Erinnerungen an Beethoven Carl Czerny, amico e confidente del maestro, riferisce una frase del compositore relativa all'op. 78: "Si parla sempre della Sonata in do diesis minore [op. 27 n. 2] ; ma io ho in verità scritto di meglio. La Sonata in fa diesis maggiore è qualcosa di diverso". Un giudizio che certamente non corrisponde a molti stereotipi legati al pianismo di Beethoven; l'op.78 si affida a un impianto in soli due agili movimenti, dalle sonorità "pianistiche" in senso tradizionale, senza che questo implichi ovvietà dei contenuti. I due movimenti sono fra loro estremamente dissimili nel carattere, ma conservano entrambi un gusto dell'eleganza, della rifinitura, della discrezione che assicura unità alla composizione.


 Il tempo iniziale consta di una introduzione di appena quattro battute - una innodia accordale e ascendente in Adagio cantabile - e di un Allegro ma non troppo in forma sonata, aperto da una melodia intimistica, tersa, pura, dolcemente cantabile; nella sua varietà di atteggiamenti il movimento non si discosta da questa impostazione, neanche nel breve sviluppo, animato dal contrasto fra i ritmi principali. Questa tendenza al canto, che è stata considerata pre-schubertiana, viene contraddetta dall'Allegro vivace, un brioso Rondò che si avvale, come refrain, di una incisiva fanfara di "caccia", e che prosegue scorrevolmente sul veicolo di una agilità leggiadra e frammentaria, non priva di implicazioni umoristiche.

Nel 1809, l'anno dell'assedio di Vienna e della resa ai francesi, Beethoven riconsiderò lo spirito e la scrittura della sonata per pianoforte. Cinque anni sono passati dalla Waldstein sonate e dall'Appassionata, con cui Beethoven aveva portato all'incandescenza le possibilità orchestrali dello strumento; adesso le sonate opere 78, 79 e 81, tutte del 1809, segnano un ritorno ad una dimensione fonica affatto pianistica, un rinnovato interesse per le possibilità timbriche dello strumento, ancor vergini sugli albori della Romantik. Questa affinità profetica fra un'epoca musicale ed un timbro è specialmente evidente nella Sonata in fa diesis maggiore. Nei due tempi che la compongono il pianismo percussivo, con i suoi ritmi inesorabili e le sue armonie schematiche, è sostituito da un gioco filigranato, condotto fra il piano ed il mezzoforte, sostenuto da una condotta armonica modulante, concepita appositamente per le figurazioni spezzate, con cui gli accordi sono disposti sulla tastiera. Il mondo di Schumann, se non anche quello di Chopin, è alle porte; e il loro medium strumentale è già individuato nelle sue essenziali componenti lessicali.





Una mossa preludiante. Adagio cantabile, conduce ad una tenera idea tematica. Essa è la sola vocalmente caratterizzata di questo primo tempo, mentre le altre figurazioni si presentano avvolte nelle filigrane pianistiche. Caratteristico del nuovo spirito anche l'assenza di contrapposizioni dialettiche, quelle che avevano dato la loro impronta al Beethoven titanico.





Anche l'Allegro vivace è costruito su una sola idea tematica definita, spaziata da ondeggianti figurazioni pianistiche. Questa idea potrebbe esser definita un esordio di Scherzo, che poi svapora in un flusso inarrestabile di duine, una figura ricorrente nel pianoforte di Schubert.E i due principi, quello tematico, e quello pianistico, si alternano a guisa di rondò nei ruoli del refrain e dei suoi couplets.


-BREVE BIOGRAFIA

Si tratta probabilmente del più grande compositore di ogni tempo e luogo, un titano del pensiero musicale, i cui traguardi artistici si sono rivelati di portata incalcolabile. E forse, in alcuni momenti della sua opera, anche il termine "musica" appare riduttivo, là dove lo sforzo di trasfigurazione compiuto dal genio appare trascendere l'umano sentire.


Nato a Bonn (Germania) il 17 dicembre 1770 Beethoven crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt'altro che propizio. Il padre è tacciato dagli storici di esser stato un maldestro cantante ubriacone, capace solo di sperperare i pochi guadagni in grado di racimolare, e di spremere fino all'ossessione le capacità musicali di Ludwig, nella speranza di ricavarne un altro Mozart: espedienti di basso sfruttamento commerciale fortunatamente poco riusciti.



Le sue opere, dapprima influenzate dai classici di sempre (Haydn, Mozart) ma già marchiate da soverchia personalità, poi sempre più audaci e innovative, scuotono il pigro andazzo della vita artistica, seminano il panico estetico, gettano chi ha orecchie e cuore per intendere, nei terribili abissi della coscienza.
Le ultime opere, scritte già in completa sordità stanno a testimoniarlo, esoterici incunaboli per i compositori a venire.




Il tarlo auditivo lo colpisce già in giovane età, causando crisi al limitare del suicidio e intensificando il suo orgoglioso distacco dal mondo, frutto non di banale  disprezzo ma dell'umiliazione di non poter godere in modo semplice della compagnia altrui. Solo le passeggiate in campagna gli danno un po' di pace ma col tempo, per comunicare con lui, gli amici dovranno rivolgergli le domande per iscritto, edificando per i posteri i celebri "quaderni di conversazione".
Il 26 marzo 1827 cede ai mali che lo tormentano da tempo (gotta, reumatismi, cirrosi epatica), alza il pugno al cielo, come vuole una famosa immagine romantica, e muore di idropisia. Il suo funerale è fra i più colossali mai organizzati, l'intera città è attonita.